Salvini all’opposizione, ecco il nuovo governo

Quale futuro per i diritti civili dopo il medioevo leghista?

La crisi di governo più incredibile di sempre – tanto per le modalità quanto per le tempistiche – non poteva che portare a un esecutivo inedito: resta il MoVimento 5 Stelle, dentro il PD e LeU, fuori la Lega, ma con lo stesso Presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte.

Tutti i nuovi ministri

La squadra del Presidente del Consiglio Conte annovererà Fraccaro quale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, il quale sarà riconfermato nell’esecutivo con gli altri colleghi 5 Stelle Di Maio che va agli Esteri, Bonafede che resta alla Giustizia e Costa sempre all’Ambiente, mentre le novità pentastellate saranno Patuanelli allo Sviluppo economico, Catalfo al Lavoro, Fioramonti all’Istruzione, D’Inca alle Riforme, Dadone alla Pubblica Amministrazione, Pisano all’Innovazione Tecnologica e Spadafora allo Sport e Politiche Giovanili.

Il Partito Democratico sarà rappresentato da Gualtieri all’Economia, Guerini alla Difesa, De Micheli alle Infrastrutture e Trasporti, Bellanova all’Agricoltura, Franceschini alla Cultura e Turismo, Bonetti a Famiglia e Pari Opportunità, Boccia agli Affari regionali, Provenzano al Sud e Amendola agli Affari europei. Per Liberi e Uguali è stato assegnato il Ministero della Salute a Speranza. L’ex prefetto di Milano Lamorgese prenderà il posto di Salvini al Viminale. L’equilibrio di genere non è stato rispettato.

Menzione a parte per la nuova Ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità: Elena Bonetti del PD. Profilo da cattolica progressista, da scout ha firmato la Carta del Coraggio in cui parte dell’Agesci chiedeva l’apertura alla possibilità di avere capi gay, divorziati, risposati. Candidata non eletta alle elezioni politiche del 2018, non si è mai espressa all’interno della piattaforma del voto arcobaleno promossa da Arcigay. La certezza che sarà tutto fuorché una Fontana.

Quali diritti civili nel programma di governo?

In occasione della votazione online degli iscritti del M5s alla piattaforma Rousseau, è stata diffusa la bozza integrale del programma del futuro governo. Si tratta di 26 titoli, o poco più, dove è totalmente assente un minimo di approfondimento e ciascun punto è talmente generale da rischiare di contraddirne altri. Del resto, però, ben poco è stato il tempo a disposizione delle forze politiche per la redazione del patto e, a differenza del precedente contratto di governo, questa volta l’intesa sembra essere fondata su reali punti di convergenza e non sulla mera unione delle promesse elettorali. Non è presente alcuna menzione esplicita relativa ai diritti civili, ma un parziale richiamo alla fattispecie aperta dell’articolo 2 della Costituzione nell’ambito del quarto dei ventisei punti:

Occorre promuovere una più efficace protezione dei diritti della persona e rimuovere tutte le forme di diseguaglianze (sociali, territoriali, di genere), che impediscono il pieno sviluppo della persona e il suo partecipe coinvolgimento nella vita politica, sociale, economica e culturale del Paese. Occorre intervenire con più efficaci misure di sostegno alle famiglie con persone con disabilità e alle famiglie numerose.

Tuttavia, è proprio grazie all’asse M5s-PD-LeU che nella scorsa legislatura è approdata in Aula la proposta che poi è diventata la legge sulle unioni civili, perciò c’è da augurarsi il venir meno di tutta una serie di iniziative parlamentari caratterizzanti l’oscurantismo dei diritti che la Lega ha deciso di sposare in pieno. In primis, attraverso la figura del senatore Pillon, già condannato a risarcire Arcigay per diffamazione, sull’affido dei minori. Questa iniziativa avrebbe obbligato i minori a trascorrere un eguale tempo con la madre e il padre, la cancellazione dell’assegno di mantenimento, l’obbligo della mediazione familiare a pagamento e il contrasto all’alienazione parentale spacciata come sindrome, ma del tutto priva di alcun fondamento scientifico. Come dimenticare poi le “Disposizioni contro il turismo riproduttivo” contenute nella proposta di carcere per le famiglie arcobaleno. Pillon ha più in generale rappresentato il riferimento di tutte le battaglie parlamentari contro i diritti civili per un partito, la Lega, che dalle nozze druide di Calderoli è passata ai crocifissi di Salvini, il quale non ha mai lesinato continui attacchi alle famiglie arcobaleno. Nel governo giallo-verde era invece il ministro della Famiglia Fontana, con il suo sostegno alle marce di riparazione e chi più ne ha più ne metta, a rappresentare il frontman omofobo. Accanto a lui, nel dicastero dell’Istruzione con a capo Bussetti, aveva trovato piena cittadinanza il leader del Family Day Gandolfini, anche lui condannato per diffamazione nei confronti dell’Arcigay, nel millantare lotte anti-gender. L’indecenza più evidente di questo anno e più di leghismo al potere è senz’altro stato il sostegno istituzionale al Congresso di Verona, in barba alla minima laicità dello Stato.

Tutto questo da oggi non scomparirà e resterà ben impresso nella memoria di ciascuno di noi, ma non avrà più la corsia preferenziale all’interno della maggioranza parlamentare che sostiene il governo del Paese. Questi temi stanno per tornare all’opposizione, temi di una minoranza che così va qualificata. Non sembra di certo questa una legislatura che apra a nuovi diritti civili, ma basterebbe intanto cominciare da poco: una seria legge sull’omotransfobia che contrasti il crescente odio che ha drammaticamente fotografato l’Espresso.

 

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