A Roma, una ragazza transgender è stata cacciata di casa dai genitori non in grado di accettare il processo di transizione della figlia. Questa storia, simile a quella di molti altri ragazzi e ragazze transgender della capitale e non solo, ha messo in evidenza la mancanza di strutture adeguate ad ospitare la comunità transgender in difficoltà.
Cristina Leo, portavoce del COLT (Coordinamento Lazio Trans), ha diffuso un appello social per trovare una sistemazione alla ragazza. Anche le istituzioni si sono attivate per dare il loro aiuto, ma la mancanza di strutture adeguate si è fatta sentire.
«Il problema è che i servizi di accoglienza del comune sono percorribili, ma ci si va poi a trovare in contesti che non sono assolutamente adatti a quelli auspicabili per una ragazza transessuale cacciata di casa. La maggior parte delle volte le persone che usufruiscono di questi servizi hanno problemi molto gravi (come ad esempio la tossicodipendenza), mentre invece chi si trova in mezzo a una strada come Laura perché transgender, ha bisogno di un ambiente protetto», ha spiegato la Leo a Fanpage.
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