La pansessualità è uno degli orientamenti sessuali più sottoposti ad invisibilizzazione e di cui la maggior parte di noi conosce ben poco. Essere pansessuali e/o panromantici significa provare attrazione o interesse romantico verso qualcuno a prescindere dal suo genere.
Può sembrare banale sottolinearlo, ma bisogna fare attenzione quindi confondere il prefisso “Pan” (dal greco “tutto”) con il fatto che ai pansessuali possano piacere esteticamente e/o romanticamente tutte le persone del pianeta Terra: “Pan” è inteso come “tutti i generi” e non come “tutte le persone” o “tutti gli esseri viventi”.
Una persona pansessuale è infatti attratta dal modo di essere di un’altra persona, dal suo modo di comportarsi e dalle sue idee a prescindere da come quest’ultima si identifica. Ed è qui che si snoda la differenza sostanziale con la bisessualità, orientamento sessuale che considera l’attrazione verso individui sia del proprio che dell’altro sesso, quindi verso “soli” due generi.
A causa della scarsissima informazione, alcune frasi che spesso le persone pansessuali si sentono rivolgere sono: «Ma quindi ti piacciono i bambini?», «Sei attratto/a dagli animali?» o «Ti potresti innamorare anche di un oggetto?». Oppure si crede che essi abbiano continuamente desiderio di avere rapporti con chiunque, dal momento che potenzialmente potrebbero innamorarsi o provare attrazione verso tutti indipendentemente dal loro genere.
Abbiamo conosciuto alcune persone pansessuali, che hanno deciso raccontare a NEG la loro storia per aiutarci a conoscere meglio questo orientamento sesuale.
Serena
Il percorso di Serena per arrivare a definire la propria identità sessuale è stato un po’ travagliato. Le sono sempre piaciute principalmente solo le ragazze, infatti per un lungo periodo ha pensato di essere lesbica. Ha infatti avuto molte relazioni con ragazze e donne transessuali, ma fino ai 18 anni non è mai emerso alcun interesse per gli uomini, fin quando ha incontrato un ragazzo di cui si è innamorata, sebbene non ci sia mai stato un contatto fisico perché nessuno dei due lo desiderava. I due avevano una relazione aperta.
In quel periodo Serena ha cominciato a frequentare sempre di più la comunità LGBT+, e ad interessarsi ad ogni aspetto del mondo non-etero. Ha frequentato persone di ogni tipo, anche agender e non-binary, ma mai uomini cishet (cisgender ed etero) e da lì ha capito che non le interessa di cosa la persona ha tra le gambe o come si identifica, ma il suo amore e il suo desiderio sono unicamente guidati dall’aspetto interiore. Per questo ha scelto di definirsi pansessuale.
Serena ci confida che realizzare di non essere etero inizialmente è stato scioccante, perché era molto religiosa e molto coinvolta nelle attività della Chiesa, sentendosi sbagliata. Poi, studiando e e frequentando ambienti diversi, ha imparato ad accettarsi e anche a liberarsi da tanti pesi inutili, vivendo la sua pansessualità con leggerezza e cercando di non nascondere mai ciò che è agli altri.
Ci racconta che, a volte, quando fa coming out chi le sta di fronte reagisce come se avesse una malattia infettiva o come se la sua identità sessuale fosse qualcosa di riprovevole, perché per loro pansessuale significa essere promiscuo quindi la identificano sempre come “una poco di buono”.
L’accettazione da parte dei suoi genitori non è mai stata esplicita. Suo padre è sempre stato della filosofia del «Non sono fatti miei, la vita è tua, ma se qualcuno ti prende in giro se la vedrà con me». Sua madre, al contrario, non ha mai accettato il suo orientamento: ancor’oggi non hanno recuperato il rapporto genitore-figlia e reagisce malissimo ogni qual volta Serena fa riferimento al suo non essere etero.
Secondo il suo parere, il coming out di una persona omosessuale viene spesso preso più “seriamente” rispetto a quello pansessuale, specialmente perché esiste l’idea secondo la quale «o sei etero o sei gay, non può piacerti tutto» e il pregiudizio secondo il quale prima o poi una ragazza Pan si metterà con un uomo e viceversa, perché è conveniente agli occhi della società. A volte trova noioso dover spiegare cosa significhi essere pansessuale, perché la gente tenderà sempre a dire «Ah, ma quindi sei bisessuale?».
Il suo personaggio Pan di riferimento è Sarah Paulson, che ammira sia come attrice che come donna. Sarah vive una relazione con una persona molto più grande di lei e Serena la definisce molto coraggiosa ad esporre la sua sessualità in modo aperto e onesto. Due altri personaggi di riferimento per Serena sono Jazz Jennings, attivista e personaggio televisivo statunitense, una delle persone più giovani al mondo ad avere cominciato la transizione, e l’attrice Asia Kate Dillon, che ha recitato in Orange Is the New Black nel ruolo di Brandy Epps.
Eli
Eli ha 21 anni e circa 6 anni fa ha capito di essere pansessuale. Era fidanzato e lo è ancora con una persona che 4 anni fa gli ha rivelato di non sentirsi a suo agio nel proprio corpo, confessandogli di sentirsi un ragazzo e non una ragazza.
Per lui questa confessione non cambiava nulla, lo ha continuato ad amare incondizionatamente. Ha pero incominciato a chiedersi perché non avesse battuto ciglio difronte a questa dichiarazione, finché non si è imbattuto in un articolo che parlava della sessualità di Deadpool e iniziando a fare qualche ricerca ha scoperto che anche Loki della Marvel è Pan. Appassionandosi a questi miti, così liberi di esprimere se stessi, ha capito a cosa realmente è interessato e cosa cerca in una persona.
I suoi vari coming out sono stati tutti molto positivi, ci ha raccontato di non ha trovato ostacoli, tranne in un caso, dove ha persino litigato e troncato i rapporti con un suo amico.
Eli vorrebbe che le etichette non esistessero, che ognuno fosse libero di esprimere la propria personalità senza dover dire necessariamente «Sono gay/pan/bi». Dato che la sessualità naviga in un oceano di sfumature, Eli non ritiene utile l’esistenza di un termine ombrello (come ad esempio Bi+) per tutti gli orientamenti non monosessuali. Per lui è più “facile” il coming out di una persona omosessuale per il semplice fatto che tutti sanno cosa significa essere gay, mentre pochi conoscono il significato di essere pansessuale o hanno la tendenza a fraintendere.
I personaggi di riferimento di Eli sono Brendon Urie per il mondo dello spettacolo, Deadpool e Loki per i fumetti, Magnus Chase per quanto riguarda il settore letterario e Il cugino Ambrose in Le Terrifficanti avventure di Sabrina.
Alex
Alex, persona non binaria, non ha un vero e proprio momento a cui ricondurre la scoperta della sua pansessualità.
A 17 anni si definiva etero e cisgender, ma con il tempo capisce che di provare un’attrazione per le donne e di voler avere storie solo con loro. In seguito si definirà bisessuale per poi approdare all’indentificarsi come pansessuale. Alex ci racconta che, in seguito ai vari coming out, non ha mai ricevuto offese o chiusure.
Come Eli, non è d’accordo sull’inclusione della pansessualità in un termine ombrello perché ciò porterebbe ad un’invisibilizzazione di tale orientamento. Secondo Alex, la comunità LGBTQAP può comunque portare avanti battaglie comuni, come ha sempre fatto, e se proprio si ritiene necessaria una sigla che raccolga tutti gli orientamenti non monosessuali sarebbe opportuno trovare un termine più inclusivo come ad esempio NONMONO*.
Per Alex c’è differenza tra il coming out omosessuale e quello pansessuale, in quanto nel secondo caso si hanno maggiori possibilità di essere “considerato normale”: «Quando dici alle persone di essere Pan probabilmente il loro pensiero sarà “ok però hai possibilità di stare con persone di genere diverso quindi sei mezzo normale”». Secondo Alex, i pansessuali sono visti come dei furbetti che fanno esperienze sessuali con tutti ma poi per comodità vivono nella società in relazioni eterosessuali.
Agostino
Agostino ha attraversato varie fasi prima di arrivare ad identificarsi come pansessuale.
Definisce il coming out con sua madre alquanto divertente: «Quando avevo 16 anni eravamo in auto, di ritorno da una gita in montagna a Montereale Valcellina, e inizia un litigio. Fermi al semaforo, scendo dall’auto e prima di chiudere con veemenza la portiera le ho urlato di essere omosessuale. Trovandomi a 30 km da casa, decido di incamminarsi a piedi, ma la mamma allo scattare del verde mi raggiunge e mi chiede: “ma la tua fidanzata lo sa?”».
Agostino ci ha poi raccontato che fare coming out con i suoi amici è stato come bere un bicchier d’acqua, mentre con suo padre ricorda essere andata più o meno così: «Papà sono bisessuale», «OK, va bene… Basta che non siano minorenni e che siano consenzienti».
Agostino ha quindi inizialmente creduto di essere bisessuale, fin quando non è arrivatp ad avere una cotta sia per una sua amica lesbica che per una ragazza MtF. Da qui ha incominciato ad interrogarsi sulla sua reale sessualità e su ciò che realmente cercava o lo spingeva verso una persona, fino a capire di essere pansessuale.
Non crede ci sia grande differenza tra il coming come omosessuale e coming out come pansessuale, il tutto sta ovviamente a chi si trova davanti, dipende dalla volontà e dalla capacità delle persone nel capire le differenze tra i vari orientamenti.
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