Se stai facendo, fai o hai fatto sesso anale, prima o poi entrerà ad un certo punto nell’equazione un componente: la cacca. Imbarazzante, schifoso, scomodo. Sicuramente forte da parte di un magazine parlare di questo argomento, ma è giunta l’ora di sensibilizzare e normalizzare un argomento che può aver lasciato dei ricordi spiacevoli nel passato di una persona. Ricordi in senso metaforico e non.
Ma quando si tratta di “manutenzione e logistica”, in realtà sono i partner che detengono la responsabilità maggiore in quanto più recettivi dell’area “trattata” in quel preciso momento.
Che tu stia facendo fisting, rimming, giocando con sex toys o banalmente ti trovi nella posizione del missionario, il sesso anale in genere richiede un po’ di riflessione. E mentre è all’acqua perfettamente limpida del microclisma quella a cui tutti aspiriamo, e che è oltremodo irraggiungibile, la realtà alle volte può essere davvero cruda quando capitano questo tipo di manifestazioni intestinali.
L’attore porno Ty Mitchell, autodefinitosi un “professional bottom”, articola la sua preparazione prima dei suoi live show in cam su due fronti: dieta e sonnolenza. Mitchell fa sempre colazione prima delle riprese per mantenere l’energia necessaria per esibirsi. Inoltre, molti hanno questa credenza che non mangiare aiuti a mantenere il tratto intestinale più pulito. Nulla di più sbagliato!
Il modo più efficace per mantenere “i condotti” puliti, secondo Ty, è una dieta regolare: mangiando sano, includendo molta frutta, verdura, proteine ed evitando possibilmente i latticini. La fibra fa la sua parte fondamentale in piccole quantità, per mantenere l’intestino attivo. Come supporto utilizza un microclisma con acqua tiepida, evitando acqua salata e/o glicerine che irritano l’intestino, e quando invece deve fare ore e ore di riprese su un set porno, si aiuta con dell’Imodium per consolidare e rallentare il movimento delle feci all’interno dell’intestino. Sicuramente un po’ too much per chi non fa questo mestiere.
Ma secondo altri, anche questa soluzione potrebbe essere esagerata. Il dottor William DeWitt, il direttore della salute anale del Callen-Lorde Community Health Center di New York City, ritiene che le persone queer generalmente si puliscano troppo l’area interessata. L’ano è una parte estremamente delicata e la pelle può cedere molto rapidamente o creare del muco, si tratta infatti di una membrana mucosa sensibile alle variazioni di temperatura, alle sostanze chimiche e alle sostanze in generale, in quanto è molto meno protetta rispetto al resto dell’epidermide. In parole povere, le continue “perette” possono infiammare l’ano.
Nonostante questi consigli e la routine che ognuno di noi a modo suo possiede, credo sia capitato a tutti almeno una volta nella vita di “sporcarsi” un po’ durante l’atto, creando profonde situazioni di imbarazzo e disagio.
Rembrandt Duran, un membro del cast di Are You the One di MTV e uno degli “attivi leggendari” di New York, crede che essere un top premuroso significhi mettere a proprio agio le persone. Al magazine Out ha rivelato che gli incidenti possono accadere. I “passivi traumatizzati” che hanno avuto brutte esperienze spesso si scusano eccessivamente. In realtà è una manifestazione assolutamente normale e che può succedere.
Se qualcuno pensa l’opposto, è chiaro che non conosce bene come funziona il corpo umano e le reazioni negative di fronte all’accaduto non fanno altro che alimentare la mascolinità tossica e l’omofobia interiorizzata tra le persone della comunità LGBTQ+.
D’altronde parliamoci chiaramente, stiamo utilizzando un organo da cui vengono fuori le scorie del nostro organismo, come organo sessuale. Non possiamo pretendere di avere una sala operatoria sterile come entrata principale della nostra attività sessuale.
Con questo non penso che dovremmo smettere di fare del nostro meglio per essere puliti, ma vorrei che ci fermassimo tutti un secondo a pensare come, alle volte, una frase detta male possa creare un disagio. Come essere comprensivi alle volte serva a creare legami più forti e come la tolleranza sia una virtù che, almeno nella nostra comunità, dovrebbe essere un caposaldo.
Come dico sempre: “Non è l’intenzione che fa l’azione, ma il modo”.
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Grazie Michael ! Hai trattato in modo delicato simpatico e realista un argomento molto segreto.
Confermando la mia teoria…un abbraccio. S.