Francia, ridotto il criterio di astinenza per donare il sangue per gli MSM

A partire dall’estate del 2016, in Francia, si è dato finalmente il via libera anche alle persone MSM (Men who have Sex with Men) a poter donare il sangue, bloccate dal 1983 per il “pericolo HIV”, la cui epidemia era iniziata solo due anni prima. Tuttavia, nel decreto del 2016 venivano imposte delle esclusioni in base alle abitudini sessuali del donatore.

Lo scorso 17 luglio, il Ministero della Salute francese ha annunciato che il criterio di astinenza per gli MSM per la donazione di sangue, che dal 1 febbraio 2020 passerà da 12 a 4 mesi.

Il Ministero della Salute spiega che la decisione di ridurre il periodo di astinenza è pervenuta a seguito dei progressi della scienza e della medicina ma anche a seguito di precisi studi in tal senso. Gli studi dell’agenzia sanitaria Santé publique France (SpF) hanno dimostrato che l’apertura della donazione di sangue agli omosessuali a luglio 2016 non ha aumentato il rischio residuo di trasmissione del virus HIV già “molto debole” in Francia.

Questo cambiamento però non rende uguali le esclusioni: infatti per i rapporti eterosessuali l’importante che il donatore sia monogamo negli ultimi 4 mesi, per gli MSM il donatore non deve proprio far sesso negli ultimi quattro mesi.

Alla richiesta di spiegazioni il Ministero afferma che sul tavolo c’erano due proposte per gli MSM: la prima era quella dell’astinenza negli ultimi 4 mesi e la seconda quella della monogamia negli ultimi 4 mesi. L’analisi del rischio condotta dalla SpF ha mostrato che «l’astinenza non comportava una modifica del rischio, mentre con la sola monogamia il rischio di trasmissione teorica veniva moltiplicato per due». Il Ministero aggiunge, inoltre, che si tratta di un primo passo per portare le condizioni di donazione per gli MSM in linea con quelle degli eterosessuali, iter che dovrebbe completarsi entro il 2022.

In cosa consiteva il Decreto 2016 sui criteri per la donazione di sangue in Francia

Per il decreto del 2016 (consultabile nel sito ufficiale del governo francese) non erano mancate le polemiche perché “la cura” è stata in un certo senso peggio della “malattia”. Nel decreto infatti venivano descritte tre differenti esclusioni per abitudini sessuali alla donazione di sangue: donne con rapporti sessuali con più partner (d’un partenaire = maschili) negli ultimi quattro mesi, uomini con rapporti sessuali con più partener (d’une partenaire = femminili) negli ultimi quattro mesi, uomini con rapporti sessuali con altri uomini (per sangue e aferesi si considerano rapporti sessuali negli ultimi 12 mesi, mentre per il plasma i rapporti sessuali con più partner negli ultimi 4 mesi).

Nessuna menzione per le donne con rapporti sessuali con altre donne, per le quali dunque non esisteva alcuna esclusione sia in termini di tempo che di numero di partner (le donne lesbiche in Francia non esistono o sono prive di rischi?).

I quattro mesi sono inseriti sulla base del periodo finestra dell’HIV: infatti a 3 mesi da un’eventuale esposizione a rischio, il test ELISA è in grado con una certezza vicina al 100% di evidenziare eventualmente la presenza degli anticorpi nel sangue, segno della presenza dell’infezione nella sacca del donatore. Con quattro mesi si sta sicuri al 100% in pratica.

Se da un lato il non aver menzionato “l’orientamento” ma il tipo di rapporto sessuale a rischio aveva dato il segnale di una legge “illuminata”, al contrario l’aver inserito la necessità di una totale astinenza per 12 mesi per gli MSM è stata comunque percepita dalle associazioni LGBQTIA+ come una discriminazione.

La mozione principale delle associazioni era: per essere idonei gli MSM devono praticare l’astinenza per un anno, mentre per gli eterosessuali per essere idonei basta avere rapporti con un solo partner per 4 mesi.

I test negli MSM sono per caso diversi? In sostanza dunque si è solo alimentato il pregiudizio contro gli MSM, non considerando magari che anche loro potrebbero avere rapporti sessuali con un solo partner per 4 mesi e le loro sacche dovutamente screenerate con test sicuri.

La situazione in Italia

Strano da dirsi ma il nostro Paese è avanti anni luce riguardo questa tematica perché la regolamentazione attuale non pone l’accento sul “soggetto” a rischio bensì sul grado di rischio del rapporto sessuale in sé, sia esso eterosessuale, bisessuale, omosessuale, ecc.

In particolare, in Italia il divieto per gli omosessuali di donare il proprio sangue è stato rimosso da un decreto emanato dal Ministero Della Salute nel 2001, che, in compenso, ha introdotto un questionario cui tutti i potenziali donatori devono compilare.

Per quanto riguarda i criteri di esclusione sulla base “dell’attività sessuale” essi si rifanno attualmente al Decreto del 2 novembre 2015 noto come “Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti”. In particolare si fa una distinzione tra esclusione permanente dalla donazione per comportamento sessuale e temporanea per comportamento sessuale a rischio.

Dunque nessuna differenza tra eterosessuali, omosessuali o bisessuali in termini di criteri di esclusione. C’è però una nota negativa, di non poco conto: nel decreto italiano non è stata fatta una distinzione tra AIDS e HIV.

 

Si ringrazia il Dottoresso Giù
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