La comunità LGBT+ è stanca di presenzialismo e patrocini propagandistici

Mentre a Genova il sindaco non viene accolto alla parata e il Bari Pride rifiuta il patrocinio della Regione, a Ferrara il coinvolgimento del neo-sindaco leghista divide la comunità

Città che vai, patrocinio che trovi. Ogni edizione dell’Onda Pride – la serie di parate in decine di città italiane – vede patrocini concessi o negati da parte di Comuni e Regioni. Decisioni che sono sempre lo spunto per grandi polemiche, ma quest’anno si sta assistendo a un nuovo fenomeno.

La comunità LGBT italiana è in una fase della battaglia per i diritti civili in cui la stanchezza inizia a farsi sentire. Per usare un lessico da social network, la gente (quella arcobaleno) è piena. Le elezioni stanno colorando l’Italia di un Verde, che non è quello progressista degli ambientalisti come nel resto d’Europa, ma è quello dell’omofoba Lega.

La curva della tolleranza e del riconoscimento dei diritti non è più monotona crescente. Seppure a una lentezza degna di un bradipo, siamo stati abituati a vedere negli ultimi 3 decenni un miglioramento nella società, ma con la salita della Lega al Governo e il suo trionfo alle elezioni europee abbiamo dovuto rimettere in discussione tutto, anche le unioni civili, e stiamo assistendo a una crescente omofobia.

Messe sotto stress, le associazioni LGBT iniziano a tirare fuori l’orgoglio, ma non quello LGBT. Questa volta è l’orgoglio di chi non si accontenta più delle briciole; è scaduto il tempo di accontentarsi di un patrocinio che non viene affiancato da un impegno politico, o del presenzialismo di chi si oppone ai diritti LGBT per poi presentarsi per dire ai giornalisti “so condenda de fa sta’ sfilata”. Essere dalla parte degli omosessuali, dei bisessuali e dei transessuali non significa soltanto tollerarli, significa tutelarli e portare a termine gli impegni presi.

Il Bari Pride sbatte la porta in faccia a Emiliano

Il Bari Pride rimanda al mittente il patrocinio morale della Regione Puglia, annunciando che il logo della regione non comparirà su bandiere o manifesti. Il coordinamento spiega le motivazioni in una nota: «Nessun sostegno simbolico alle nostre rivendicazioni è possibile se manca la volontà politica di realizzarle».

«Dopo l’affossamento del disegno di legge regionale contro le discriminazioni omo-bi-transfobiche, di cui si è resa impossibile persino la calendarizzazione, vogliamo sottrarci alla doppiezza di chi strizza l’occhio alle nostre battaglie sociali, ma le sacrifica per gli equilibri della maggioranza – continua la nota del Bari Pride – Rifiutiamo le logiche dell’opportunismo politico e della convenienza elettorale».

Sotto accusa sono in particolare il presidente Michele Emiliano, a cui viene chiesto di mettere in discussione il ddl in tempi certi, e Patrizia Del Giudice, la presidente della Commissione per le Pari opportunità in linea con la visione di famiglia del World Congress of Families di Verona.

Il sindaco di Genova va al Liguria Pride a dire “ciao”

Il bronzo non è uno dei sei colori della bandiera arcobaleno, così la faccia del sindaco Bucci è saltata subito all’occhio al suo arrivo al Liguria Pride. Dopo aver negato il patrocinio alla manifestazione e fatto ricorso contro le famiglie arcobaleno che erano state riconosciute, il sindaco di Genova ha pensato bene di dimostrare la sua vicinanza ala comunità LGBT presentandosi alla parata.

Le sue prime dichiarazioni sembrano prese dallo stesso copione di Pamela Prati ospite a LIVE Non è la d’Urso per il Mark Caltagirone gate. In quell’occasione la showgirl non volle rispondere alle domande, così Barbara le chiese «Cosa sei venuta a fare allora, a dire “ciao”?» e la risposta fu «Sì, sono venuta a dire ciao».

Bucci riponde allo stesso modo alla domanda dei giornalisti sul motivo della sua presenza: «Sono venuto a salutare». Quando i manifestanti chiedono spiegazioni sulle battaglie anti gender del Comune, la sua risposta è che sono discorsi differenti. Come a dire “vi rendo la vita difficile, ma una passeggiata possiamo farcela, non mi fate poi così schifo”.

Messo alle strette dagli organizzatori, che fanno sentire il sindaco un ospite non gradito, lui afferma alle telecamere: «Sono un po’ cattivelli ma facciamo finta di niente». Com’è buono lei.

A Ferrara il sindaco leghista incontrea le associazioni

A pochi giorni dal 50° Stonewall Ferrara, la città estense è in controtendenza. Arcigay e il neo sindaco leghista Alan Fabbri si sono incontrati, dividendo sia gli elettori di centrodestra che la comunità LGBT+. Da parte di quest’ultima l’accusa è di “inchinarsi al potere” e di “legittimare la Lega”.

A gettare benzina sul fuoco è il consigliere del PD Davide Bertolas, che pubblica una vecchia (ma neanche tanto) foto di Nicola Naomo Lodi, candidato consigliere per il centrodestra che era presente – senza apparenti motivi – al discusso incontro. Naomo era stato immortalato al festival LGBT+ Tag di Ferrara con un cartello che proponeva improbabili equazioni: “Mamma + papà = figli, Mamma + papà = famiglia, tutto il resto è macedonia”.

«Nessuno dimentica: come donna trans, con tutte le accuse da parte della Lega di essere una portatrice di Gender – replica alle polemiche la presidente provinciale di Arcigay Eva Croce – Non ho certo intenzione di abbassare la guardia, ma nemmeno di stare alla finestra a guardare non so cosa». La scelta delle associazioni ferraresi è comprensibile, ma è difficile non essere scettici sul fatto che la Lega tutelerà i diritti LGBT anche in Consiglio Comunale.

 

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