La cantautrice del tormentone estivo con Taffo ci racconta il suo rapporto con la comunità LGBT: «La mia seconda mamma è stata una transgender»
Gli amanti del black humor questa estate hanno un tormentone per i loro denti, Magari muori è infatti il tormentone che non ti aspetti, che rompe gli schemi e che esorcizza la più grande paura dell’essere umano la morte.
“Magari muori” è infatti un inno alla vita, uno spassionato consiglio di vivere con più leggerezza, anche se apparentemente potrebbe sembrare un’anatema da scagliare contro qualcuno. In realtà, all’interno del brano, una piccola maledizione viene lanciata contro omofobi e razzisti:
Omofobi e bulli, ci hai pensato mai
magari muoiono prima di noi
violenti e razzisti, il marmo vi dona
chissà forse Taffo da voi viene prima
L’autrice e interprete del dissacrante brano è Romina Falconi, cantautrice cresciuta nel quartiere romano di Torpignattara, che nel suo curriculum vanta una partecipazione a Sanremo 2007 e diverse collaborazioni con Immanuel Casto.
La collaborazione con Taffo Funeral Service segue la recente uscita di Biondologia – L’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso, il nuovo concept album in cui la cantautrice romana non si pone limiti e si racconta con grande autoironia e nella massima sincerità.
L’intervista a Romina Falconi
Bentrovata Romina e grazie per aver accettato questa intervista.
Grazie a voi, vi seguo sempre.
Qualche giorno fa hai lanciato il tuo nuovo singolo “Magari muori”, che però è in fondo un inno alla vita. Possiamo dire che è la versione musicale di “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” e al tempo stesso di “vivi e lascia vivere”?
Esattamente. Riccardo Pirrone (Social Media Manager di Taffo) mi ha contattata per propormi una collaborazione. Ho accettato con gioia, non mi sembrava vero. Ho pensato: con chi potrei realizzare un inno alla vita se non con chi conosce tanto bene la morte?
In pochissimo tempo ho creato melodia e testo e il resto è storia. Sono molto fiera del risultato, devo tutto a Keen e Marco Zangirolami che mi hanno aiutato in quattro e quattr’otto ad arrangiare il brano.
Ad oggi sei probabilmente l’unica cantante al mondo a vantare una collaborazione con un’agenzia funebre, non si può certo dire che tu sia scaramantica… Un’altra collaborazione che va avanti da tempo è quella con Immanuel Casto, insieme a cui sei socia e responsabile musicale della factory creativa Freak & Chic. Di cosa si tratta?
Io non mi sono mai accontentata, penso che osare sia fondamentale. Sono nata e cresciuta tutta strana… A livello musicale, la mia carriera non poteva certo essere “regolare”. L’ho capito col tempo. Ognuno deve inchinarsi al proprio destino ed imparare a rispettare le proprie caratteristiche. Ci ho messo così tanto ad amarmi davvero!
Da lì in poi è stato fantastico perchè ho iniziato a vedermi nel mondo come una persona singolare, non più “sbagliata”. Ho iniziato a collaborare con Casto e in un paio di anni è diventato uno dei pilastri della mia vita. E come un fratello. Siamo come due mondi distanti e diversi, una delle cose che abbiamo in comune è che non vogliamo omologarci o fare quello che è”giusto” per gli altri.
Ci abbiamo messo così tanto a lavorare su noi stessi che non rinunceremmo mai alla nostra libertà di espressione.
La Freak & Chic è il nostro gioiellino: un’etichetta discografica e factory creativa. Creiamo giochi, studiamo comunicazione e marketing e lavoriamo su progetti originali.
Nel tuo nuovo singolo “Magari muori” si augura (ironicamente) la morte agli omofobi, ma a parte questo ho subito pensato che questa canzone è perfetta per il Pride, venendo a conoscenza solo successivamente che sarai ospite di ben 4 parate dell’Onda Pride (Milano, Cagliari, Padova, Modena). Qual è secondo te il significato di questa manifestazione oggi, a 50 anni dai moti di Stonewall?
Grazie per la domanda. Il Pride è fondamentale oggi come nel ’69. Se pensiamo a quello che volevamo davvero… C’è ancora tanto da fare! Voglio dire: una società in cui i diritti non sono uguali per tutti non sarà mai una società felice. L’intolleranza in una società è grave come l’analfabetismo. Il messaggio che do sempre è: non ami i matrimoni gay? Semplice, non sposarti un gay! Non ami i matrimoni etero? Non sposarti un etero. Non ami le religioni? Non seguire nessuna religione! Ma non ti permetttere mai di imporre agli altri i tuoi credo, le tue idee.
Il tuo rapporto con la comunità LGBT+ non si limita a questo. Sei davvero amata, probabilmente perché incarni un po’ lo stereotipo di quella che nel nostro ambiente chiamiamo “frociarola”, ovvero l’amica etero sentimentalmente sfortunata che ogni gay che si rispetti ha al suo fianco. Ti rispecchi un po’ in questo?
Tantissimo. Sono una Frociarola di Platino! Per tutta l’adolescenza mi ha fatto da seconda mamma una transgender. È lei che mi ha insegnato a stare sui tacchi, a imparare la messa in scena sul palco (a 12 anni io già cantavo nei pianobar e lei era un’artista). Io lottavo coi brufoli e con gli ormoni adolescenziali e lei mi parlava degli ormoni che prendeva. Entrambe stavamo vivendo la nostra metamorfosi. È stato bellissimo.
Appena dopo la mia partecipazione a Sanremo, le prime a chiedermi ospitate e show sono state proprio le realtà LGBT! Era come chiudere il cerchio.
Scherzi (e stereotipi) a parte, non capita tutti i giorni di sentire una donna scrivere e interpretare canzoni autoironiche come quelle che troviamo in Biondologia, ad esempio “Cadono saponette” o “Sex tape”. È però incredibile come questa originalità non venga premiata quanto meriterebbe. Forse una donna come te non è ancora abbastanza “rassicurante” per il grande pubblico?
Penso sia questione di abitudine. Se ci pensi la donna nel pop è sempre avvolta in una dignità proverbiale ed esemplare, talvolta farcita di retoriche stucchevoli. Come se non si potesse mai dire «aho’, ma vaffan**lo!». Come se dare il buon esempio significa non farsi vedere mai ammaccati dalla vita. Eh no, ca**o!
Il buon esempio lo da soprattutto chi è caduto 100 volte e si è rialzato 101! Sono fiera dei messaggi che do, a costo di rimanere una povera stro**a per tutta la vita. Se ci pensi la libertà non ha prezzo.
Io, in un disco, voglio potermi permettere di parlare del mio buio, ammettere di avere il forte desiderio di bucare le ruote e lanciare messaggi di pace. Perché la vita è fatta anche di momenti di me**a e sono proprio quelli che ci fanno crescere e superare tutto.
Se poi guardiamo le classifiche di vendita, ci rendiamo conto che è un problema generale delle cantanti, specie che sembra essere in via d’estinzione. Non hanno aiutato le scelte di Baglioni degli ultimi due Sanremo, con 10 donne in due edizioni. Pensi che il cambio della direzione artistica possa essere un’occasione per rilanciare le cantanti donne, Magari osando un po’ più di più (com’è stato fatto invece per gli uomini con cantanti come Motta o Achille Lauro)?
Bella domanda, non dipende solo dalla direzione artistica, ma dalla voglia di osare in discografia.
Ti dico una cosa: quando ho iniziato a far ascoltare agli addetti ai lavori i miei provini (che erano poi le canzoni che trovi in Biondologia) mi rispondevano così: «Non ce la farai mai ad essere mainstream perchè vuoi fare il pop con testi di una ferocia mai sentita; le donne non venderanno mai come gli uomini, tu ci metti pure il carico… Stai rischiando tutto». La mia risposta: «Ma cosa vi aspettate da una di Torpignattara? Un disco buonista e magari confezionato con i disegni di angioletti culoni e fiorellini?»
Io mi butto, non c’ho niente da perdere. A distanza di due mesi dall’uscita del mio album, mi ha chiamato la MESCAL (etichetta storica che da sempre ha il coraggio di puntare su progetti fuori dagli schemi…) e ha deciso di prendersi cura di me. E lo sai qual è la figata incredibile? Loro mi vogliono esattamente così come sono. Appena l’ho saputo ho chiamato in lacrime mia madre.
Ora io, Freak & Chic e Mescal proviamo a fare la nostra piccola rivoluzione… Vedremo.
A noi farebbe piacere vedere Romina Falconi l’anno prossimo sul palco dell’Ariston. A Romina invece chi piacerebbe vedere?
Grazie, anche a me piacerebbe tantissimo. Io vorrei vedere Immanuel Casto, Jacopo Et (cantautore emergente con penna biforcuta e anche un bel bonazzo, che non guasta mai…) e come ospite Francesco Guccini!
Sanremo a parte, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Tanti showcase per l’Italia e anche tre concerti: il 6 Luglio al Flower Festival di Collegno, il 10 luglio al Padova Village e il 16 agosto a Brescia alla Festa Radio Onda d’Urto. Il calendario si sta ingrossando e non mi sembra vero!
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