Gli eurodeputati unfriendly eletti in Italia sono tre volte quelli pro-LGBT e alcuni hanno firmato un patto con il Family Day
Finite le elezioni europee, è il momento di fare un po’ di conti.
Settimana scorsa avevamo parlato dell’iniziativa Voto Arcobaleno, promossa da Arcigay, che indicava quali candidati avevano promesso il proprio impegno verso le cause LGBT+ (aderendo alla piattafroma Come Out) e quali invece erano sconsigliati per via delle loro passati dichiarazioni o per le posizioni della loro lista.
In questo articolo, andiamo ad analizzare quindi le posizioni di 70 dei 73 eurodeputati italiani, vale a dire di quelli che sono stati eletti (nell’attesa di avere notizie riguardo i candidati in più circoscrizioni, che devono scegliere a chi cedere il loro posto).
La grossa fetta omofoba degli eurodeputati eletti
Alla luce del trionfo della Lega e del raggiungimento della soglia di sbarramento da parte di Fratelli d’Italia, il contributo dato dal nostro Paese in termini di diritti civili è evidentemente drammatico. I due partiti erano infatti stati sconsigliati in toto, senza eccezione alcuna, da Arcigay.
Inoltre, in seguito ai primi risultati, il leader del Family Day Gandolfini ha esultato: «Diversi candidati che hanno firmato il nostro manifesto valoriale sono stati eletti al Parlamento europeo. Siamo anche soddisfatti del risultato delle forze politiche che hanno inserito nei loro programmi la difesa della vita, della famiglia e dell’antropologia umana».
Oggi riusciamo a contare gli eletti che hanno firmato il patto col Family Day. Si tratta di 6 eurodeputati della Lega (Paolo Borchia, Susanna Ceccardi, Marco Dreosto, Antonio Maria Rinaldi, Annalisa Tardino e Stefania Zambelli) e uno di Fratelli d’Italia (Paolo Fidanza).
Gli altri eletti per la Lega, partito sconsigliato in toto da Arcigay, sono: Alessandra Basso, Alessandro Panza, Andrea Caroppo, Angelo Ciocca, Anna Bonfrisco, Danilo Oscar Lancini, Elena Lizzi, Gianantonio Da Re, Gianna Calderoli, Isabella Tovaglieri, Lucia Vuolo, Luisa Regimenti, Mara Bizzotto, Marco Zanni, Massimo Casanova, Matteo Adinolfi, Matteo Salvini, Rosanna Conte, Silvia Sardone, Simona Renata Baldassarre, Valentino Grant e Vincenzo Sofo.
Completano la lunga lista degli eletti “unfriendly”: Giorgia Meloni e Sergio Berlato di Fratelli d’Italia e Massimiliano Salini di Forza Italia.
Gli eurodeputati friendly
A portare un po’ di arcobaleno in Europa saranno 11 eletti tra le file del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, 8 dei quali sono anche stati approvati da Arcigay.
Tra gli eletti del PD abbiamo Irene Tinagli che ha aderito a Come Out, più altri 6 neo-eurodeputati che erano tra i consigliati da Voto Arcobaleno: Alessandra Moretti, Brando Benifei, Giuliano Pisapia, Giuseppina Picierno, Massimiliano Smeriglio e Pierfrancesco Majorino.
Sono invece 4 i friendly che il M5S porta al parlamento europeo, un numero tuttavia positivo tenendo conto la scarsa adesione dei pentastellati all’iniziativa. Si tratta di due firmatari (Marco Zullo e Tiziana Beghin) più due che oltre ad aver aderito sono stati approvati da Arcigay (Eleonora Evi e Fabio Massimo Castaldo).
Resoconto
Il resoconto è abbastanza deludente per quel che riguarda la rappresentanza italiana, con la rappresentanza omofoba che è il triplo di quella pro-LGBT (32 contro 11).
Tuttavia, a livello europeo lo scenario è più roseo, o meglio arcobaleno, dove i leghisti faranno parte di uno dei più piccoli gruppi parlamentari (Gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà – ENF), mentre i numeri ottenuti da gruppi LGBT come i Social Democratici (di cui fa parte il PD), l’ALDE, i Verdi e la Sinistra Europea dovrebbero garantire una certa tranquillità.
Foto copertina: Matchman News
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