Omosessualità e religione: per molti un ossimoro, sicuramente una tematica spinosa.
Ma, al di là del giudizio che la morale cattolica può aver contribuito a determinare sulla questione omosessualità, una questione altrettanto complessa riguarda la possibilità di conciliare la propria omosessualità con la fede cristiana. È facilmente intuibile, infatti, quale possa essere il dissidio interiore di un credente omosessuale in costante lotta tra la propria natura e l’opinione, centrale nel cattolicesimo, che tende a intendere il comportamento omosessuale come promiscuo e negativo.
Una mano tesa in questo senso arriva dall’interno, mercoledì scorso, infatti, don Dario Vivian ha celebrato una veglia contro l’omofobia nella chiesa di San Carlo al Villaggio del Sole di Vicenza. Il prete ha allestito l’altare con una bandiera arcobaleno e, intorno al collo, portava una stola, per l’occasione, molto friendly.
«Abbiamo organizzato la veglia di preghiera per sollecitare una presa di coscienza come Chiesa e credenti sull’atteggiamento problematico che abbiamo tenuto nei confronti delle persone omosessuali» dice don Dario, 65 anni, che si occupa anche della pastorale del gruppo di fedeli LGBT “La parola”. «Per fortuna il clima in questi anni nella Chiesa cattolica è cambiato, soprattutto con papa Francesco. Oggi si parla di amore omosessuale e ci si interroga se quella tra due persone dello stesso sesso possa essere non solo una relazione umanamente significativa ma anche una relazione in cui c’è la presenza di Dio, visto che dio è amore».
Tra la commozione generale, il parroco si è augurato che sempre più comunità ecclesiastiche si aprano alla diversità e che i gruppi di fedeli omosessuali non debbano più vivere in anonimato e clandestinità.
«Per la prima volta mi sono sentito accolto in chiesa. Per la prima volta mi sono sentito non giudicato. Quando il parroco è entrato con la stola arcobaleno siamo rimasti tutti colpiti. La cosa più bella è stata che hanno partecipato anche le persone del quartiere, i credenti non LGBT», queste le parole di Mattia Stella, gay vicentino che ha partecipato alla veglia.
Foto copertina: Corriere della Sera
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