Eurovision Song Contest: dieci dive del trash Made in Europe

L’Eurovision Song Contest è il più grande spettacolo musicale al mondo, capace di tenere incollata tutta Europa (e non solo) ogni anno davanti al televisore, garantendo uno show esplosivo e pieno di adrenalina.

Quello che però lo rende unico nel suo genere è la presenza imperante di trash, anche se purtroppo negli ultimi anni i Paesi partecipanti si sono dati una regolata, promuovendo canzoni ed esibizioni più “sobrie” (concedetemi l’eufemismo) che magari possono ambire alla vittoria.

In realtà il trash in molti casi ha pagato, l’Ucraina nel 2007 è riuscita a guadagnare un secondo posto e rimanere nella storia con una drag queen, mentre nel 2012 delle nonnine rosse hanno conquistato la medaglia di argento sfornando biscotti sul palco a ritmo di dance.

Scopriamo allora quali sono le dive trash dell’Eurovision, quelle che hanno detto “no” alla canzone retorica e impegnata per dare sfoggio a un estro spropositato o a un’esagerata creatività. Abbiamo incluso anche due uomini, perché non è il genere a fare di un artista una divah.

10. Ivi Adamou – La La Love (Cipro 2012)

Non fatevi ingannare dal tunz-tunz, non siamo negli anni 90 ma nel recente 2012. Cipro veniva rappresentata dall’allora diciottenne Ivi Adamou. Con una coreografia da spettacolo di fine anno scolastico e diverse sbavature vocali, la sua La La Love guadagna tuttavia un 16esimo posto che per l’isola del Mediterraneo è un risultato soddisfacente.

9. Silvia Night – Congratulations (Islanda 2006)

A volte immaginiamo l’Islanda come l’isola della musica sperimentale dalle sonorità raffinate. Ma Silvia Night riesce in soli 3 minuti a farci ricredere, grazie alla sua Congratulation. Vestita da pin-up e agghindata con piume di struzzo, la cantante islandese ci regala una coreografia nonsense, grazie alla scarpa-scivolo e ai ballerini con la maschera da wrestler.

8. Slavko Kalezić – Space (Montenegro 2017)

La “performanzo” di Slavko a Kiev non è stata compresa, la sua arte non ha guadagnato nemmeno l’accesso alla finale, nonostante la favolosa coreografia in solitaria con tanto di treccia svolazzante. L’artista montenegrino si è detto contrariato e #robbed, come dargli torto.

7. Bojana Stamenov – Beauty Never Lies (Serbia 2015)

Bojana Stamenov, la Moira Orfei serba, ha una gran voce e un’energia pazzesca, su questo niente da obiettare. Peccato che a metà del brano Beauty Never Lies si passi da una canzone melodica ed appassionata a una dance tamarra, con dei ballerini vestiti al mercatino delle pulci in netto contrasto con il mantello di paillette della nostra diva.

6. (Donatan &) Cleo – My Słowianie (Polonia 2014)

Unire la musica contemporanea a quella tradizionale è un esperimento musicale degno di nota, peccato che la nostra Cleo lo faccia per dar vita a un puttan pop rurale. Ad arricchire un testo che parla di come le Slavic Girls siano “esperte”, la performance è accompagnata da delle ballerine maggiorate che ammiccano alla telecamera mentre fanno il burro o lavano i panni.

5. Svetlana Loboda – Be My Valentine (Ucraina 2009)

L’Ucraina ci ha abituato negli anni a performance sensuali, ma dieci anni fa Svetlana Loboda ha voluto strafare con una danza pelvica in mezzo a dei gladiatori palestrati seminudi. All’interno di una coreografia molto bollente per la sua Be my Valentine, riesce a trovare il tempo per suonare la batteria. Al termine della performance la ciliegina sulla torta, puntando il dito al pubblico esclama: «You’re the best!».

4. Mandinga – Zaleilah (Romania 2012)

Con un attacco autoreferenziale, Mandinga mette subito in chiaro chi è la diva, anche se a onor del vero il 2012 ne ha avute tante, come dimostra la nostra top 10. Zaleilah rappresenta la Romania con un mix di spagnolo e inglese su una base da balli di gruppo. La cornamusa è il tocco di classe che le regala il 12esimo posto.

3. Cezar – It’s My Life (Romania 2013)

Rimaniamo tra i Carpazi per il gradino più basso del podio, che però è anche un orgoglio italiano visto che ha studiato canto a Milano. La performance di Cezar sulle note della sua It’s My Life sarebbe l’ideale per un remake in chiave queer di Dracula, ma a Malmö conquista solo il 13esimo posto. Le note salgono sempre di più con un falsetto che sembra essere il suo punto di forza, finché non si eleva al cielo sfoggiando una lunghissima gonna in lattice.

2.Verka Serduchka – Dancing Lasha Tumbai (Ucraina 2007)

Una delle icone dell’Eurovision è senza dubbio Vjerka Serdjučka. La drag queen ucraina ha conquistato tutti nel 2007 con il tormentone trash Dancing Lasha Tumbai, che è valso il secondo posto a Helsinki. Vjerka e i suoi ballerini sembrano arrivati dallo spazio e non risparmiano allusioni sessuali, così come il numero 69 dietro l’abito della performer. La canzone è un mix di inglese, tedesco, russo e (ovviamente) ucraino.

1. Sofi Marinova – Love Unlimited (Bulgaria 2012)

Se pensavate che le quattro lingue della numero 2 fossero un po’ troppe, allora non conoscete Sofi Marinova, l’irresistibile cantante bulgara che nel 2012 a Baku ha messo insieme uno spropositato numero di lingue differenti: ben dieci, tra cui l’italiano. Ovviamente erano quasi tutte pronunciate male, ma non vogliamo soffermarci su questo. Gli spunti trash qui sono tanti, dal sobrio outfit di gran moda nei peggiori disco club della periferia di Sofia, fino alle mosse di danza come i “morsi” al secondo 23. La musica da Hit Mania Dance 99 può fare solo da contorno.

 

Se siete arrivati a questo punto dell’articolo senza essere andati in overdose di trash, allora siete pronti alla prossima edizione dell’Eurovision, che ha già dato grandi soddisfazioni sull’orange carper. Da tenere sott’occhio l’irlandese Sarah Mc Ternan, il francese Bilal Hassani e gli islandesi Hatari, tutti pronti a soddisfare le nostre aspettative trash.

 

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