Vendola: «Non abbiamo affittato un utero, ma costruito una relazione con due donne»

È un Nichi Vendola in ottima forma quello intervistato da Corrado Formigli a Piazzapulita su La7, che finalmente parla del figlio Tobia, nella puntata andata in onda il 28 marzo sul tema delle famiglie arcobaleno.

L’ex-presidente della Puglia negli ultimi tempi ha fatto un passo indietro nella politica per dedicarsi a tempo pieno alla sua famiglia, vale a dire al proprio compagno Eddy Testa e al piccolo Tobia, nato nel 2016 ricorrendo alla Gestazione per altri.

Nichi Vendola e la sua famiglia arcobaleno

La prima domanda del conduttore riguarda proprio il tema della Gpa, a cui Vendola risponde finalmente alle tante, troppe polemiche sulla sua paternità: «“Utero in affitto” è un’espressione molto violenta. Io e Eddy non abbiamo affittato un utero, abbiamo costruito una relazione con due donne, con una ragazza che ci ha donato l’ovulo e con una straordinaria donna che ha portato nel proprio grembo Tobia».

Vendola rassicura chi muove delle preoccupazioni riguardo l'”abbandono” delle donne che hanno contribuito alla nascita del figlio: «È una relazione che continua, con entrambe le madri ci scambiamo foto, facciamo le videochiamate e andremo a trovarle presto in California». L’intervistato ha anche aggiunto: «Loro hanno una grande curiosità rispetto alla crescita di Tobia, noi ci sentiamo di appartenere alle loro famiglie e le loro famiglie sono intrecciate alla nostra, è una trama d’affetto».

Nichi parla dell’esperienza avuta con gli assistenti sociali, che hanno seguito la sua famiglia soltanto perché si trattasse di una famiglia arcobaleno e che hanno scoperto «un bambino che è l’immagine della felicità, del benessere e della socievolezza».

50 anni d’orgoglio

«Vivevo in un mondo in bianco e nero, avevo paura di essere il solo al mondo e scoprivo la frase che Oscar Wilde aveva usato per definire l’omosessualità: “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”» ha raccontato l’ex-governatore pugliese.

Vendola ha poi osservato una contraddizione: «A quel tempo, quelli come me erano una minaccia perché non potevano fare figli e quindi erano una minaccia al dovere della riproduzione della specie. Oggi invece sono una minaccia perché un figlio l’ho fatto, guardi un po’…».

Nichi ha ricordato anche dell’anniversario dei 50 anni dai moti di Stonewall: «La comunità reagì e ci fu una battaglia che durò giorni e notti. Dice il poeta Allen Ginsberg che non si sa chi vinse e chi perse in quella battaglia: si sa che rimase ucciso lo sguardo ferito dei gay. Da quel momento ogni gay nel mondo imparò a rifiutare il vittimismo e nacque l’espressione “pride”, “orgoglio”» .

L’intervista di Nichi Vendola a Piazzapulita: guarda il video

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