Leo, il bambino deriso perché fa uno sport da femmine

La ginnastica artistica non è uno “sport da maschi”

Chi ha stabilito che il calcio è uno sport per maschi? Chi ha mai detto che la ginnastica artistica è uno sport femminile? Sono standardizzazioni anacronistiche anche per una società vecchio stile che, dopo tutte queste lotte sui gender a cui stiamo partecipando, fa fatica ad accettare ciò che non rientra nei canoni del tradizionale, o meglio, del socialmente accettabile.

È successo davvero! Nel 2019 a Milano. Ambra Garavaglia, scrittrice e hostess di terra per una compagnia aerea tedesca (definita l’hostess più amata da Twitter, autrice del libro “C’è un problema al check-in, Sei tu!”), ammirevole madre e lavoratrice, ha assistito orgogliosa al saggio di ginnastica artistica del proprio figlio ma amareggiata dai commenti degli altri genitori, interdetti dalla presenza di un bambino di sesso maschile.

Chissà cosa avrebbero da dire al riguardo Juri Chechi, Igor Cassina e Marco Lodadio. Diventati celebrità, e campioni olimpici, proprio in questo sport “da femmine”.

Il fatto

Domenica 3 Marzo Garavaglia ha accompagnato suo figlio Leo, 4 anni, a una gara e su Twitter ha raccontato che era l’unico bambino tra tante bambine.

Dalle persone accanto a me in mezz’ora ho già sentito: “oddio c’è anche un maschio, si può?”, “ma dai ma anche un maschio?”, “ma dovrebbe fare calcio o pallavolo al massimo”, “cosa c’entra un maschio?”. Buongiorno 2019!

Una foto di Leo e delle bambine presenti alla gara

Inutile spendere parole sull’ingiustizia medievalista a cui questa madre e suo figlio sono stati soggetti. È un altro esempio di stereotipo sessista, di ignoranza dilagante, radicati nella società e solo l’ultimo tra gli avvenimenti demodé, dopo quello del libro scolastico per una seconda elementare in cui è riportato un esercizio con la frase “la mamma stira, il papà lavora”.

Molti i commenti dalla rete che incoraggiano il piccolo Leo a proseguire in tutto quello che gli va di fare. Così l’augurio della nostra redazione a lui e a tutti i ragazzini che si applichino allo sport che più li aggrada. La prossima volta che scriveranno di Leo, non sarà per discriminazione, ma per le sue medaglie.

Buongiorno 2019!

Michael Ceglia

 

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