Philippe Besson, Non mentirmi. Guanda 2018
È ormai una norma che ogni nuovo romanzo/film a tematica omoerotica venga subito raffrontato all’ultimo che abbia ottenuto un successo presso il grande pubblico, uscendo dalla nicchia “di genere” in cui spesso tali storie sono confinate. Era già successo con Brokeback Mountain ed ora con Chiamami col tuo nome, al quale questo quest’opera è stata accostata. In realtà non ha nulla a che vedere con il libro di Aciman, la cui storia è alla base – ed anche migliorata – nel film di Guadagnino; solo elemento in comune è la storia d’amore tra due uomini.
Innanzi tutto il nuovo libro di Philippe Besson non è un romanzo, piuttosto un memoir che cerca di coniugare due differenti generi: l’autobiografia ed il racconto. Certo l’autore dichiara che tutte le sue opere di fiction sono, come spesso accade, una sublimazione o una trasposizione letteraria di vicende biografiche. In questo caso però non c’è il filtro dei personaggi, ma lo stesso scrittore è uno degli attori che vivono nelle pagine del libro.
Nella parte introduttiva l’autore si trova a Bordeaux, nel 2007, in un albergo, sta rilasciando un’intervista quando scorge un giovane che gli richiama alla memoria il suo primo amore. L’aspetto cristallizzato nel tempo del ragazzo lo porta a rivangare la sua adolescenza: siamo catapultati nel 1984, nella provincia francese, un paesino vicino Bordeaux, paese natio di Besson. Qui inizia il racconto del giovane Philippe, un diciassettenne ligio allo studio, culturalmente dotato di cui si dice che preferisca i maschi. Frequenta l’ultimo anno del liceo e per lui è già pronto un futuro di studi lontano dal paesello. In questa cornice si inserisce la storia con Thomas, coetaneo ma appartenente ad un mondo diverso dal suo, legato alla vita rurale e per nulla intellettuale. Opposti che si attraggono: nasce una travolgente scintilla sessuale che, dalle parole del protagonista è anche, per lui, affettiva. È innamorato ma non sembra che il sentimento possa essere corrisposto da Thomas che non consente una fusione tra sesso ed affetto né soprattutto tra il carattere privato e proibito dei loro incontri e la vita quotidiana fatta di amicizie, interessi e abitudini diverse. E dunque dopo gli esami tutto finisce… Thomas va in Spagna, Philippe a Bordeaux. Philippe cerca di continuare un rapporto epistolare a cui però non vi è risposta ed alla fine i due si perdono per sempre.
Ritorniamo all’epifania iniziale, il giovane che ha fatto riemergere il passato, altri non è che il figlio ventenne di Thomas che, come dice allo scrittore dopo che questi lo ha fermato ed hanno parlato del padre: deve avergli voluto molto bene per guardarmi così.
L’amore provato per Thomas emerge quindi dal modo in cui guarda il suo clone, non occorre confessarlo, tacitamente il sentimento viene percepito dal figlio Lucas. Al momento del commiato c’è uno scambio di numeri affinché possa esserci la possibilità di una nuova comunicazione tra Philippe e Thomas ma niente, nessuno chiama l’altro.
Ultimo capitolo è il 2017, Lucas contatta Philippe per comunicargli la morte del padre e la richiesta di incontrarsi per consegnargli qualcosa. Lo scrittore si ritrova così tra le mani una lettera mai spedita, quella in cui, nell’estate del 1984, Thomas risponde a Philippe spiegandogli che le loro strade si separavano ma che il loro era stato, chiaramente, amore.
Volevo solo scriverti che sono stato felice in questi mesi che abbiamo passato insieme, che non sono mai stato così felice, so già che non sarò mai più così felice.
Philippe, in qualche modo protetto dalla sua posizione borghese e dalla formazione culturale, è andato via ed ha potuto vivere liberamente, Thomas invece è restato in quella provincia insabbiando i suoi reali desideri, sino a quando il rimpianto, probabilmente, gli ha impedito di continuare a vivere.
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