Stigma e HIV su Grindr: «Te la sei cercata, mi fai schifo»

Effettuare il download, installare e iscriversi ad un’app di dating è una cosa piuttosto semplice, sopravvivere in questo mondo invece è assai più difficoltoso.  Lo schermo e la tastiera filtrano ampiamente la comunicazione, la alterano, la manipolano.

Se da un lato questo filtraggio aiuta le personalità timide a cerca una forma comunicativa che, almeno inizialmente, permette loro di iniziare un processo comunicativo in una comfort zone piuttosto che una comunicazione diretta face to face, dall’altro lato questo permette l’emergere di contenuti che mai sarebbero emersi durante una conversazione dal vivo. Sì, perché la possibilità dell’anonimato e della finzione (profili fake), ma anche la sola difficile reperibilità permettono di portare a galla esternazioni, pre-giudizi e giudizi, convinzioni, che mai e poi mai sarebbero emersi qualora ci si trovasse di fronte a una persona vera e non ad un profilo virtuale. L’opera di filtraggio infatti indebolisce la morale e l’etica delle persone, perché in questi mondi ci sentiamo in primis meno persone e più soggetti virtuali. È come se le “regole” della coscienza in questo cyberspazio non valessero.

Questo è un dato che emerge non solo da un app di dating ma in tutto il mondo “virtuale”. Basta guardare su Facebook o su Instangram i commenti dei cosiddetti “haters” che sono pieni di contenuti quali la rabbia, il giudizio, finanche l’odio verso persone mai conosciute, persone analizzate sulla base di una foto, di una frase, di un articolo. Si parte dalla convinzione che attraverso una conoscenza telematica di una persona si possa arbitrariamente essere autorizzati a giudicarla e a giudicarla senza regole.

Questo è uno dei risvolti che sta emergendo negli ultimi anni ed è forse considerato uno dei fenomeni più pericolosi del web. La trasformazione in entità virtuali in questi mondi virtuali ci ha permesso di condividere vite, informazioni, emozioni su larga scala e senza limiti spazio-temporali ma questo l’abbiamo pagato con un compromesso grandissimo: la riduzione dell’umanità di questi contenuti. Il mondo virtuale per le sue caratteristiche dà la possibilità a comportamenti stigmizzanti e bullizzanti di amplificarsi, perché semplicemente “protetti” dall’entità virtuale.

Il problema più grande è che ciò che accade nel cyberspazio ha una conseguenza nel mondo reale. Perché una volta usciti da quel mondo, una volta chiuso Facebook, Instangram o la chat in cui ci eravamo iscritti, abbiamo la vita reale ad attenderci e qui quei contenuti possono fare male, male per davvero.

Grindr e HIV: l’esperienza di una persona sieropositiva

Se quel mondo virtuale in cui entriamo e usciamo è Grindr, le cose si complicano. Attualmente Grindr infatti ha assunto realmente il significato che porta in seno il suo nome: il tritacarne. Visualizzare, selezionare e tritare la carne migliore e scartare quella difettosa. Difettosa perché grassa e senza addominali, difettosa perché poco dotata e non XL, difettosa perché sieropositiva. Sì, perché attualmente l’uso maggioritario dell’app dating Grindr è questo.

Ovviamente sto parlando della maggior parte e non di tutti gli utenti, esistono infatti mosche bianche che ne fanno un uso diverso ma qui vogliamo concentrarci su quella grande parte della curva gaussiana che appunto la usa come un tritacarne. Un uso che il mondo virtuale permette con facilità estrema rispetto al mondo reale, perché possiamo abilmente spogliarci delle norme etiche e morali, possiamo in un secondo diventare non-umani.

La redazione di Non è Grindr ha deciso di mostrarvi alcuni screen che abbiamo ricevuto da un lettore. Un esempio di quanto possa essere pericoloso questo cyberspazio dove tutto ciò che non è conforme ad un preciso modello è da denigrare, giudicare, finanche odiare, finanche autorizzare ad augurare la morte.

Ci ha scosso. Estremamente scosso. Così li proponiamo qui, con l’autorizzazione del nostro lettore, per cercare di capire se scuotono anche voi.

Abbiamo deciso che forse essere solo scossi non era l’unica cosa da fare. Così è proprio da questi screen che nascono una serie di articoli sull’infezione da HIV e sulle persone sieropositive che potrete leggere sul nostro sito nei prossimi giorni. Perché sappiamo che la conoscenza è l’unico vero modo per poter affrontare nella realtà così come nel cyberspazio il giudizio e il pregiudizio. Un pregiudizio e un giudizio che vogliamo “tritare” con la conoscenza e la consapevolezza, l’unica chiave per ritornare umani, la più forte delle capacità per sopravvivere ovunque.

Dottoresso Giù

Leggi anche: L’Huffpost parla di Grindr come la chat degli untori: stigmatizzati gay e HIV+ 

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