Come sapete, ogni giorno sul nostro Instagram postiamo scatti che vi ritraggono e che a volte parlano di voi. Spulciamo le foto con l’hashtag #nonègrindr alla ricerca di belle immagini da condividere. Per il tema Couple Moments mi sono imbattuto in un post molto particolare: due ragazzi con due copricapo a rappresentare l’ebraismo e l’Islam si baciano sullo sfondo di una porta color turchese nella “città santa”.
“Pace, amore e provocazione” è il titolo di questa foto, che inizia ad apparirmi anche quando visito alcuni gruppi Facebook popolati da persone LGBT. “Troppo bella e troppo significativa per essere stata scattata da un follower che ha usato il nostro hashtag” penso, “sarà solo una delle migliaia di condivisioni di uno scatto con la firma di un noto artista”. Ma sono troppo curioso e scrivo a Matteo Menicocci, chiedendo delucidazioni sulla paternità di quella foto.
Scopro così molto di più di quello che a prima vista potrebbe essere una semplice trovata acchiappa-click. Matteo mi racconta che non solo l’immagine è sua proprietà, ma che in essa è ritratto insieme al suo ragazzo il giorno di Capodanno. È così che è nata questa intervista.
L’intervista
Dummy: Ciao Matteo, grazie per aver accettato questa intervista. La prima domanda che ti faccio è d’obbligo: come è nata l’idea di questo scatto?
Matteo: Per me è un grande piacere raccontarvi il “dietro le quinte” di questa foto che mi sta cambiando le giornate.
Conosco da poco Riccardo (l’altro ragazzo nella foto, ndr), ma quel poco che ci è bastato per cominciare a fare dolci follie insieme, come è stato il decidere di passare insieme il Capodanno a Tel Aviv (nota meta gay friendly), e se si fa un viaggio in Israele non si può non scegliere di dedicare un giorno di visita a Gerusalemme, città simbolo per molti in questo Mondo, ma luogo stremato da guerre continue. Una città meravigliosa, dove anche un Laico come me può percepire la forte onda di Spiritualità che la investe, dal quale non si può rimanere indifferenti. Le belle emozioni provocate dei luoghi sacri delle maggiori religioni del mondo, però, sono interrotte ad ogni angolo da checkpoint, sbarramenti, forze dell’ordine dappertutto. La tensione è palpabile, ti cade addosso anche se vuoi distogliere lo sguardo.
La sera prima a Tel Aviv ci era successa una cosa, un’aggressione omofoba che vi voglio raccontare, perché è stata quella la scintilla che ha creato questo scatto. Come le migliori coppie che si rispettino, avevamo discusso e poi fatto pace, per strada, nella sera di uno Shabat qualunque. Ci abbracciavamo scambiandoci qualche dolce bacio, quando siamo stati accerchiati da dei giovani ragazzi in bicicletta che in arabo intimavano di “andarcene a casa” venendoci addosso con le loro biciclette assumendo quell’aria da bullo che non ha razza né colore. Ovviamente abbiamo reagito intimandogli a nostra volta di “sparire in pochi secondi”, con il telefono in mano, altrimenti avremmo chiamato la polizia. Abbiamo la nostra altezza e fisicità, anche morale, e di certo non ci siamo fatti spaventare. Però ci ha dato da pensare, quello stesso pensiero che il giorno dopo, passeggiando per Gerusalemme ci ha fatto reagire, di fronte ad una splendida porta turchese abbiamo deciso di gridare in silenzio, con un bacio, quanto le nostre vite siano così diverse ma uguali. Quanto bisogno di Pace abbiamo per guardare senza paura al futuro. Non avevamo parole, ma solo buoni auspici per il nuovo anno che si apprestava ad entrare. Abbiamo deciso di celebrarlo così, con un gesto di Pace che unisse modernità e tradizione, unione per sconfiggere la violenza. Amore, perché senza di quello non siamo nulla. Provocando, consapevolmente, i ben pensanti che ogni giorno predicano pace solo per fare quello che loro vogliono. Noi vogliamo di più, vogliamo tutto.
Nel momento dello scatto si è creato un po di movimento agitato intorno a noi, ma fortunatamente un turista ci ha aiutato a fare il giusto scatto, ma poi ci hanno consigliato di allontanarci in fretta da quella zona.
È più forte di me, ho un senso civico troppo alto per rimanere indifferente davanti a quello che vedevo, ed ho deciso di reagire nel modo più pacifico e prorompente che potessi. Con un click.
D: Ti aspettavi che la foto avesse un successo simile?
M: Assolutamente no, e forse se lo avessi saputo non sarebbe riuscito altrettanto bene. Penso che sia stata la semplicità e l’armonia di quel gesto a rendere questa foto così virale. Non nascondo di esserne fiero, ogni giorno mi impegno per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato. Non dico di esserci riuscito, ma quantomeno ci ho provato.
D: Mi sembra di ricordare uno scatto simile risalente a qualche anno fa, ma in cui i protagonisti erano un uomo e una donna. Nel vostro caso la provocazione è doppia?
M: Ci sono molte foto simili a questa, e sicuramente ne sono stato influenzato. Come sono stato influenzato dalla mia passione per l’arte che mi è corsa in aiuto. Forse, se dovessi scegliere una foto nota che ricorda questa vorrei citare la famosa foto dove un bambino israeliano ed uno palestinese si tengono abbracciati di spalle, lo sfondo è sempre Gerusalemme ovviamente.
La nostra provocazione pacifica però, puntava anche a molto di più, è vero. Non lascia dubbi, due uomini che compiono quel gesto così semplice può sembrare un insulto per molti. Ma davanti ad un gesto d’Amore, penso che anche il più conservatore, debba trovare il modo di riconoscersi. Se così non è stato, mi dispiace per loro perché sono ciechi. Forse non sarà per noi il Paradiso, ma intanto l’unico paradiso di pace che vorremmo vedere è in questa vita, intorno a noi. Dove orientamento sessuale, razza, religione, colore ed etnia non siano mai più una discriminante per farsi la guerra, ma una ricchezza.
D: Come dicevo poc’anzi, dopo che hai pubblicato la foto sui tuoi account social è diventata virale, con condivisioni anche da parte di un circolo ricreativo cattolico e utenti di religione ebraica o musulmana. Alcuni tra questi (o in alcuni casi i loro follower) però non erano propriamente felici di vedere questo scatto. Secondo te, perché negli ambienti religiosi c’è ancora tanto odio nei confronti di chi è diverso culturalmente o nell’orientamento sessuale?
M: Per ogni se c’è sempre un ma. Come dire, che sapevo bene avrebbe suscitato molto apprezzamenti quando ha cominciato a diventare virale, ma sapevo anche che questo mondo purtroppo è pieno di conservatori che fanno fatica a pensare al futuro, ma sopratutto che hanno l’arroganza di pensare che la loro libertà si giochi a discapito della mia. Da sempre combatto chi non riesce a guardare al futuro e vorrebbe farci rimanere legati al passato, mi viene anche da scusarmi se ho offeso qualcuno, anche se so di non doverlo fare. Non c’è nessuna offesa in un gesto d’amore e chi vive la propria spiritualità dovrebbe farlo nella sua intimità senza l’arroganza, troppo spesso repressiva, che hanno certi estremisti del culto. La religione dovrebbe essere amore per il prossimo, ma per alcuni sembra essere solo una competizione di onnipotenza. Ecco, erano proprio le loro le coscienze che volevo svegliare beffeggiandole, penso di esserci riuscito con un bacio.
D: Negli ultimi mesi in Italia è sempre più alta la tensione proprio sul tema dell’immigrazione. Gli schieramenti politici più a destra non sono solo quelli che remano contro l’accoglienza “in casa nostra”, sono anche quelli che in materia di diritti LGBT hanno posizioni omofobe. Secondo te perché le due cose vanno molto spesso a braccetto?
M: E qui avrei molto da dire, comincio con l’appuntare che non è solo certa destra, ma anche chi gli fa l’eco vestito da novello rivoluzionario delle messe, con il nome da hotel, che invece di portare il nuovo sta riportando a galla solo tanta rabbia che trova risposte sempre più orride, e quindi efficaci su certe tipi di messe.
Non mi stancherò mai di dire che l’immigrazione è una ricchezza, torno tra l’altro da una recente esperienza da emigrato in Australia; un popolo come il nostro, di migrazioni ne ha fatte tante, basti pensare che in Italia siamo 60 milioni di abitanti, fuori dal territorio nazionale se ne contano altrettanti 60 milioni. Migrammo e migriamo per necessità, voglia, curiosità e ambizioni. Siamo cittadini del mondo, dovremmo ricordarcelo sempre; e sarò anche più sfacciato nel dire che sogno un’Italia meticcia, che accolga il futuro, che ricambi l’ospitalità che abbiamo a nostra volta ricevuto.
Gli intolleranti vanno sempre a braccetto, perché si sentono migliori dalla loro bassezza ed ignoranza, avendo la presunzione di dire agli altri come vivere. Siamo chiamati tutti a rispondere, ogni giorno, in ogni luogo, a questi padroni dell’arroganza che un mondo diverso, fatto di fratellanza è possibile.
“Odio gli indifferenti”.
D: Cosa pensi invece delle persone LGBT che si trovano d’accordo con l’attuale governo in merito alle politiche anti-immigrazione?
M: Uso un’altra citazione per questa risposta e ti dico: “Studiate, perché avremo bisogno della vostra intelligenza”.
Purtroppo la nostra comunità non è immune dall’imbarbarimento globale, anche se gli anticorpi per certi virus, dovremmo averli tutti, a certa stupidità non c’è mai cura. Ma se anche tu hai un amico, che ogni tanto dice: “conosco tanti stranieri, però…?!?” dagli uno scappellotto e ricordargli che quest’anno il movimento LGBT festeggia 50 anni di lotte! 50 anni dove abbiamo sudato ogni piccolo passo avanti. Sta a noi difendere quello che abbiamo ottenuto in termini di diritti e aiutare chi oggi è in difficoltà nel veder riconosciuti i suoi. Ne festeggiamo 50, non perché prima nessun omosessuale non ci avesse mai provato, ma perché venivano sterminati. A loro, a chi ha lottato, per chi ci sarà domani il nostro impegno, quello di chi sogna un mondo migliore, non deve finire.
D: A proposito dell’anniversario dei 50 anni dai moti di Stonewall, le conquiste della comunità sono state sicuramente tante ma ci sono ancora molti diritti non riconosciuti, in numero diverso nei vari Paesi del mondo. Qual è la battaglia più importante in questo momento in Italia?
M: Senza pensaci troppo per me è lo Ius Soli. Sembrerà strana ed impopolare come risposta, lo so. Ma se ci pensate bene così non è. Fin quando in questo Paese non sarà riconosciuto a pieno titolo il diritto di partecipare alla vita quotidiana ed amministrativa, di immigrati e bambini che da anni vivono con noi, o sono nati qui, continueremo ad ignorare solertemente un terzo della popolazione. Secondo voi se dessimo diritto di cittadinanza a queste migliaia di persone non cambierebbero le sorti di tutti? Io ne sono più che convinto. Avrei potuto rispondere, il matrimonio egualitario e l’adozione, è scontato per me. Ma voglio puntare al grande, al “tutti”.
D: Pensi che sia un traguardo raggiungibile visto il vento sfavorevole che sta soffiando in Italia e non solo?
M: Lo deve essere, o non troverei la voglia di svegliarmi ogni giorno, di amare e sperare in un domani migliore di quello che certi venditori di fumo ci rifilano. Spero che anche per voi sia così, e possa diventare un impegno da trasmettere a tutti.
D: Ti saluto augurandoti un buon 2019 e con un’ultima domanda: pensi ci sarà un nuovo scatto per il 2020?
M: Ricambio l’augurio e lo faccio anche a chi è arrivato a leggere fin qui, esortandolo a compiere in quest’anno appena iniziato almeno una “azione pacifica” di provocazione. Prendo come una bella sfida quella di pensare ad uno scatto altrettanto bello per l’anno che verrà, ma con la voglia di farne anche altre mille. Ma grazie per le belle domande a cui mi hai dato la possibilità di rispondere. A presto, o al prossimo scatto.
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Bellissima foto! Qualcosa piano piano cambierà. Sta già cambiando, grazie
Mi sorge un dubbio. Se l’atto omofobo è stato compiuto la sera prima, in un altro posto, da persone diverse, perché la provocazione non è stata compiuta in quel contesto? Dove per contesto intendo lo stesso luogo e contestualizzando intendo specificare che è una reazione ad una aggressione omofoba.
Fare il giorno dopo e in un posto diverso, con persone diverse che non conosco il retroscena e assistono solo a due ragazzi mascherati che si baciano non è una provocazione ma soltanto una aggressione. Probabilmente molti passanti si saranno fermati alla prima impressione, cioè due turisti europei mascherati da arabo e da ebreo che compiono deliberatamente un gesto considerato offensivo da quelle religioni. Questo accade non perché i passanti sono brutti e cattivi ma perché da quello scatto il retroscena non si capisce. Non è diverso ai loro occhi, ed anche ai miei, da Calderoli che in televisione indossa magliette con vignette satiriche contro l’islam.
Io non sono contro le provocazioni ma credo che le provocazioni vadano fatte in un certo modo o diventano semplicemente spettacolo. Oggi, che siamo sotto attacco da un ministro che fa spettacolo anche con le colazioni, abbiamo bisogno di più sostanza e meno scenette.
Pochi giorni fa è morto Fernando Aiuti autore di un bacio che ha fatto il giro del mondo. Aiuti è stato un ricercatore impegnato contro l’HIV che durante un congresso baciò una ragazza sieropositiva sulle labbra come dimostrazione definitiva che le effusioni amorose non portano al contagio. Questa è provocazione. Il contesto è noto, sono note le storie dei soggetti, uno ricercatore e una paziente sieropositiva, tutti stavano parlando di HIV in quel momento e sapevano, quindi, cosa stesse succedendo sul palco e soprattutto i due soggetti erano pronti ad assumersi la responsabilità di quello che stavano facendo, infatti, se paradossalmente si fosse verificato il contagio non avrebbero potuto porvi rimedio. Invece i due ragazzi comodamente dopo lo scatto si sono tolti i loro costumi di carnevale, si sono allontanati dal posto (come detto) e infine sono tornati al sicuro in Italia. Mica sono restati li prendendosi le responsabilità delle loro azioni. No. Hanno fatto i loro 5 minuti di spettacolo e poi hanno lasciato i gay “autoctoni” a combattere le loro battaglie.
Chi aiuta questo gesto? La comunità gay israeliana o palestinese? La discussione sul conflitto arabo/israeliano? Mette in imbarazzo o denuncia lo spregevole atto omofobo della sera prima? No. Nella migliore delle ipotesi gli farà guadagnare qualche follower. Nella peggiore delle ipotesi è l’emulazione della foto pubblicata in un tweet di Madonna.
Ed ultima cosa, era necessario indossare i simboli religiosi di mussulmani ed ebrei? Se vuoi manifestare contro l’aggressione omofoba da te subita metti in primo piano te, l’amore che provi per il tuo ragazzo. Se ti mascheri da quello che non sei (mi pare di capire che questa non sia la storia travagliata di un amore tra due ragazzi provenienti da contesti sociali e culturali in lotta tra loro) metti in mezzo molte questioni che poco c’entrano con l’aggressione omofoba ma utili per suscitare attenzione. E come se non bastasse produci una fake news. Quando alcuni ragazzi hanno pubblicato le loro foto dopo essere stati picchiati in una aggressione omofoba hanno postato i loro lividi, mica si sono disegnati i lividi con l’ombretto. Quando Aiuti bacia una pazienta sieropositiva non prende un’attrice si assume il rischio in un contesto di fortissima stigma.
Mi scuso per la lunghezza del commento. So di essere probabilmente una voce fuori dal coro ma mi sentivo in dovere di approfondire il messaggio che lancia questo scatto perché credo che non renda un buon servizio alla lotta per i diritti civili. Credo che contribuisca a definire la comunità gay come una comunità di persone poco serie. Si diventa dei barocconi non perché si va al pride con i tacchi ma perché ogni cosa viene ingigantita e spettacolarizzata. Oggi come non mai abbiamo bisogno di serietà e sostanza.
Spero di non aver offeso nessuno e che il mio commento venga pubblicato. Grazie mille per l’attenzione. Fabrizio.
Il gesto poteva essere ammirevole, ma non capisco perché essere travestiti da musulmano ed ebreo. A prima vista ho pensato “bella questa foto, un ragazzo ebreo e uno musulmano che si baciano, come simbolo di pace contro la lotta israeliana-palestinese”. Invece era solo un travestimento. Mi sembra un po’ una presa in giro verso ragazzi del posto, che magari si trovano a combattere sia contro le differenze religiose sia contro gli omofobi