Il congresso nazionale di ArciLesbica dello scorso dicembre aveva provocato forti reazioni all’interno della comunità LGBT, la quale aveva a grande maggioranza condannato le sue posizioni transfobiche e anti-Gpa. La parte più estremista guidata da Cristina Gramolini, quella delle femministe radicali transescludenti, si era affermata e il manifesto politico che ne era venuto fuori risultava discriminatorio verso gli uomini omosessuali in materia di genitorialità, mentre le transessuali MtoF non venivano ritenute “vere” donne.
Nel fine settimana, la sezione bolognese ha annunciato con un comunicato stampa la propria disaffiliazione da ArciLesbica, decisa con voto unanime durante un’assemblea straordinaria. Le Lesbiche Bologna – questo il nuovo nome del circolo – ha motivato la propria scelta con il disaccordo rispetto all’orientamento politico della segreteria nazionale.
Lo sgretolamento dell’associazione sembra essere solo all’inizio, infatti dopo la perdita della sua sezione più grande, sarebbe prossima quella delle sezioni di Bari, Perugia e Udine. Grottesca la risposta di ArciLesbica, che ha replicato sulla propria pagina Facebook con uno post pubblicitario per il tesseramento:
“Se sei una donna stufa dell’obbligo ad essere pop e imitativa, se senti di avere qualcosa da dire e non da ripetere, se sei stufa di abbassare la testa di fronte all’egocentrismo maschile, se hai in mente un mondo dove le donne non si affittano e non si comprano, se non hai paura di andare controcorrente, se ami te stessa, la tua amata e il mondo comune delle donne: Unisciti ad ArciLesbica”.
Sembra dunque che la Gramolini e le sue donne vogliano continuare con questa linea. La strada è tutta in salita per la nuova segreteria, che sembra non accorgersi di andare incontro a un destino già scritto con le loro posizioni, che al momento sembrerebbero più vicine a quelle di Adinolfi che alla comunità arcobaleno che dovrebbe rappresentare e tutelare.
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