Mancano ormai poche ore al silenzio elettorale delle lezioni politiche 2018, quello che dovrebbe essere una vera e propria tregua visti i toni – e non solo – accesi delle ultime settimane. Dopo un iniziale silenzio all’interno della campagna elettorale, denunciato in un nostro articolo a gennaio, una ricerca voluta dal Gay Center ha fatto emergere un dato che ha smosso un po’ gli animi, per non dire gli interessi, di alcuni partiti politici. L’indagine condotta da Euromedia Research ha infatti svelato che il voto gay peserebbe per il 6.2%, una percentuale per nulla trascurabile e che è in grado di spostare la lancetta a favore di una coalizione a discapito di un’altra. Arcigay ha inoltre pubblicato la piattaforma Vota Arcobaleno, che indica i candidati arcobaleno e unfriendly di ogni collegio.
Ma se il voto gay ha un suo impatto, quello degli omofobi non è da meno, come provano le diverse dichiarazioni di esponenti politici di centro-destra con l’intento di acchiappare consensi, Giorgia Meloni e Mario Adinolfi in primis, con quest’ultimo che basa praticamente da anni il proprio impegno politico su questo unico argomento.
Poiché un riassunto dettagliato è stato già pubblicato alcuni giorni fa da GayPost.it, abbiamo deciso quindi di riassumere quali sono gli impegni presi dalle coalizioni con delle pagelle, tenendo in considerazione i programmi politici, i candidati e le loro dichiarazioni degli ultimi mesi.
Liberi e Uguali: PROMOSSO
Liberi e Uguali è stato, cronologicamente parlando, il primo gruppo politico a parlare di diritti LGBT in campagna elettorale. Lo scorso 25 gennaio, il leader Pietro Grasso ha infatti rotto il silenzio dichiarando, in un’intervista a Radio 24, di essere a favorevole alla stepchild adoption e alle adozioni da parte di coppie omosessuali, affermando che il matrimonio deve essere un istituto unico, accessibile a tutti con il pieno riconoscimento di tutti i legami affettivi.
Il matrimonio egualitario, indicato erroneamente incostituzionale da altri schieramenti politici, è proposto nel programma politico di LeU, insieme a progetti formativi sull’educazione affettiva e sessuale per combattere l’omotransfobia, la depatologizzazione della condizione trans e il pieno diritto di autodeterminazione della persona. Le più grandi lacune del programma sono la mancata apertura alla Procreazione medicalmente assistita (Pma) per le coppie di donne e delle misure contro le mutilazioni genetiche alle persone intersex.
Nella classifica di Vota Arcobaleno ben 43 candidati di LeU compaiono nei 100 votati come i più arcobaleno, con tre presenze in top 10: Pippo Civati (4°), Nicola Frantoianni (9°) e Gianmarco Capogna (10°). Nessun candidato è nella top 100 degli etichettati come unfriendly.
Potere al Popolo: PROMOSSO
Potere al Popolo è sicuramente la novità di questa campagna elettorale, una lista di sinistra radicale, che si propone come alternativa ai volti noti del centro-sinistra e di LeU. Alcune differenze sono presenti anche nel programma politico. La lista guidata da Viola Carofalo, pone un forte accento sul superamento delle differenze e sulla violenza di genere, ai danni delle donne. Oltre a sottolineare la necessità di una legge contro l’omo-transfobia, PaP è a favore del Matrimonio Egualitario e dell’omogenitorialità. Anche i diritti delle persone intersex appaiono nel programma, ma non si parla di Gestazione per altri (Gpa).
Nella classifica di Vota Arcobaleno risultano nella top 100 dei più votati 25 candidati, tra cui Maria Rosaria Malapena (5°), Simona Deidda (6°) e Cristina Betti (7°). Nessun candidato appare nella top 100 dei candidati omofobi.
Coalizione di Centro-Sinistra (Partito Democratico, +Europa, Civica Popolare Lorenzin, Italia Europa Insieme): RIMANDATA
Lo schieramento di centrosinistra è senza ombra di dubbio quello più contraddittorio in tema di diritti LGBT. Sebbene il PD abbia gran parte del merito per l’introduzione delle Unioni Civili nel nostro Paese, sarebbero tanti i “ma” da aggiungere a questo articolo, per cui cercheremo di fare una sintesi. Dall’analisi fatta da GayPost.it, sembrano infatti poco chiare le manovre che verrebbero attuate dall’eventuale Governo Renzi II, seppure tendenzialmente favorevole a un aumento dei diritti sui temi dell’omogenitorialità e di lotta all’omo-transfobia. Tuttavia non mancano i brutti episodi di singoli esponenti del partito, ultimo la capogruppo Carla Padovani che ha chiesto la rimozione del video in cui oltre a lei compariva con una coppia gay.
Più progressista appare il programma di +Europa, partito guidato da Emma Bonino, su matrimonio e adozioni ma, al contrario, non si parla di omo-transfobia. Trascurate nel programma anche le persone transessuali e intersex. Niente di buono emerge dalla lista di Beatrice Lorenzin, nota sostenitrice del Family Day contraria alla stepchild adoption durante la discussione della legge Cirinnà. Temi LGBT infine non pervenuti nel programma della lista Italia Europa Insieme.
Nell’uninominale, la coalizione conta 3 candidati nei migliori 100 e 7 nei peggiori 100 di Vota Arcobaleno, con Pier Ferdinando Casini giudicato il 3° politico più unfriendly di queste elezioni. Il PD conta 10 candidati in top 100, con 3 presenze nei primi 10: Monica Cirinnà (1°), Maria Elena Boschi (2°) e Tommaso Cerno (8°). Altrettanti sono però i nomi nella lista dei peggiori 100, anche se nessuno di questi è nella top 10.
+Europa ha invece 15 candidati nella classifica arcobaleno, tra cui Riccardo Lo Monaco (3°), e nessuno in black list. Civica Popolare Lorenzin non ha presenze rainbow, ma due nomine nei peggiori 100, ovvero Valentina Castaldini (5°) e la stessa Lorenzin (21°). Infine, Italia Europa Insieme non compare in nessuna delle due classifiche.
Movimento 5 Stelle: N.C.
In questo caso è facile fare una sintesi: tutto tace. Non solo l’argomento dei diritti LGBT è totalmente ignorato nel progamma, ma sono rare anche le dichiarazioni di esponenti del movimento guidato da Luigi Di Maio. Probabilmente è una scelta ben mirata per non perdere i voti degli omofobi, ma il rischio è che in questo modo la comunità LGBT si allontani del tutto da questa forza politica, soprattutto dopo la prima ferita durante la votazione per la Legge Cirinnà. La mossa anti-canguro dei grillini aveva infatti fatto perdere consensi nell’elettorato omosessuale. Una giustificazione fu che il M5S volesse più diritti, oggi anche i più fedeli sostenitori si chiedono che fine abbiano fatto.
Il M5S non ha nessun candidato nei 100 più friendly secondo la classifica stilata da Arcigay, mentre ben 19 appaiono tra i più unfriendly, tra cui lo stesso Luigi Di Maio è indicato come il peggiore (35°).
Coalizione di Centro-Destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia): BOCCIATA
La coalizione favorita alla vigilia delle elezioni non promette niente di buono. Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni minacciano di rimuovere o svilire le Unioni Civili, Silvio Berlusconi ha cambiato idea più volte.
Per quanto riguarda l’uninominale, nelle classifiche di Vota Arcobaleno vi sono due candidati della coalizione, entrambi nella lista dei peggiori 100: Federico Iadicicco (10°) e Matteo Luigi Bianchi (62°).
Anche nel proporzionale ci sono esclusivamente candidati in black-list, 11 per Forza Italia (tra cui Galeazzo Bignami 8°), 16 per la Lega (tra cui Matteo Salvini 2° e Gianluca Cantalamessa 9°), 7 per Fratelli d’Italia (tra cui Giorgia Meloni 1°) e 2 per Noi con l’Italia (Paola Binetti 4° e Eugenia Maria Roccella 12°, di cui avevamo già parlato in questo articolo).
Altri partiti di Destra: BOCCIATI
Anche se non facenti parte della coalizione, a completare la classifica degli unfriendly di Vota Arcobaleno ci sono esclusivamente partiti di Destra: 8 per il Popolo della Famiglia (tra cui Mario Adinolfi 6° e Gianfranco Amato 7°), 10 per Casapound, 2 per Italia agli Italiani e uno per Blocco Nazionale per le Libertà. Su questi schieramenti è inutile aggiungere commenti, in quanto dichiaratamente contrari a qualsiasi diritto LGBT.
In conclusione, la legislatura che sta per partire appare priva di speranze per un aumento dei diritti delle persone LGBTI, considerato che dagli ultimi sondaggi del 16 febbraio, la vittoria dei nostri “promossi” o di una loro coalizione è improbabile. LeU era infatti tra il 5% e il 6%, Potere al Popolo e Più Europa si assestavano entrambi attorno al 2% (sotto lo sbarramento). Il PD oscillava tra il 21% e il 22%, ma grazie alla coalizione di centro-sinistra dovrebbe sfiorare il 28%. Il silenzioso M5S era invece poco sopra il 27%, mentre la più omofoba coalizione di centrodestra superava il 37%.
Comunque andrà prepariamoci a degli anni di battaglie.
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