Il mondo senza di me, Marco Mancassola. PerQuod, Ancona 2001.
Due ragazzi, due storie in un libro diviso in due parti. Due frammenti di vita raccontati in modo diverso: nella prima, La neve a settembre, un diario; nella seconda, L’uomo che verrà, quasi un flusso di coscienza.
Ale ed Ettore sono coinquilini nella Padova della metà degli anni ’90. Seguiamo le loro vite di studente fuorisede e lavoratore precario, hanno vent’anni, leggono, fumano canne ed ascoltano musica; questa costituisce quasi il terzo protagonista del racconto tanto è presente in tutto il libro, soprattutto Creep dei Radiohead, quasi oggettivazione sonora del loro stato d’animo, del loro sentirsi, in quel momento, sospesi e fuori dal mondo.
Nella prima parte, in una Padova stranamente gelida a settembre, si consuma il dolore di Ale, innamorato di Vanessa che però, gli ha detto esplicitamente che le cose non possono andare; triste per la separazione del fratello da sua moglie cui era molto affezionato; solo in una città ostile in cui non gli resta altro che correre contro il vento, il freddo e la neve.
Pur partendo da una similare situazione di abbandono Ettore invece decide di partire, destinazione Amsterdam. Va ad incontrare Cees, conosciuto quando aveva fatto l’Erasmus in Italia ed ora ricoverato in un ospedale. Dolore a dolore, sembrerebbe, invece la festa in una discoteca, il Submarine, offre ad Ettore l’occasione per dare una svolta al suo periodo di tristezza e quella svolta à Jerald. Tra musica elettropunk, canne e ketamina nasce la passione, forse l’amore, destinato a durare? Non si sa, perché certe storie finiscono… Eppure si continua ad andare avanti.
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