Siamo andati a vedere “Priscilla, il musical”

Che Priscilla, la Regina del Deserto sia un classico che ogni membro della comunità arcobaleno debba vedere, è una verità ufficialmente riconosciuta in tutto il mondo. Immaginatevi, quindi, la mia faccia quando un amico del mio ragazzo ci regalò, per Natale, due biglietti di Priscilla, il musical. Ero al settimo cielo e pronto a partire con un boa di struzzo rosa su di uno degli autobus più famosi al mondo. Sì, perché, per chi non conoscesse il film di Stephan Elliot, da cui il successivo musical è stato tratto, Priscilla è il nome del gigantesco e ingombrante autobus con cui due drag queen, Mitzi e Felicia, e una non più giovane ragazza transessuale, Bernadette, attraversano il deserto australiano, per raggiungere, dalla metropoli di Sidney, la cittadina di Alice Springs in cui le aspetta l’ex moglie di Mitzi per uno spettacolo e per far conoscere finalmente Tick, alterego out of drag di Mitzi, al figlio che inizia a fare domande sull’identità del padre.

Cristian Ruiz nel ruolo di Mitzi

Ad accogliere la folla, c’era un gigantesco rossetto sul palco del teatro, con il quale era stata disegnata la cartina dell’Australia e il percorso che le nostre protagoniste avrebbero dovuto seguire. Poco prima che si aprissero le tende, una voce ci ha annunciato che tutto lo spettacolo sarebbe stato cantato dal vivo e potete solo nuovamente immaginare la mia faccia quando, una volta aperto il sipario, la squillante voce delle Divas ha accompagnato con It’s Raining Men l’esibizione di Mitzi, la protagonista interpretata dal bravissimo Cristian Ruiz. Sin dalle prime note ho iniziato a viaggiare, trasportato immediatamente all’interno di quel mondo pieno di paillettes e rimpianti che Priscilla vuole rappresentare.

Tutto è proceduto seguendo la trama del film, facendoci incontrare prima la seriosa Bernadette, interpretata magistralmente da Manuel Frattini, la giovane Felicia, interpretata dal divertente Mirko Ranù e infine Priscilla, un gigantesco autobus che ha occupato le scene per quasi tutto lo spettacolo. Le canzoni che si sono susseguite sono classici della cultura gay anglosassone, da Material Girl a Finally, passando per Hot Stuff e True Colors e, nonostante abbia sentito qualcuno intorno a me lamentarsi che non fossero in italiano, credo che la colonna sonora non sarebbe potuta esserre più azzeccata di così, legata ad ogni scena in maniera così perfetta da farti capire subito il significato che le si voleva dare.

E che costumi, che costumi ragazzi! Alcuni erano identici a quelli del film (come dimenticare il tubino fatto di infradito indossato da una delle protagoniste entrate in un bar country?) e altri creati ad hoc per lo spettacolo (ad esempio dei vestiti da pennelli, mentre le tre ridipingono Priscilla, vittima di un attacco omofobo). Anche la sceneggiatura è stata rispettosissima del classico da cui è stata tratta e ha fatto ridere e commuovere molti intorno a me.

Alla fine standing ovation per i protagonisti e la consapevolezza di aver visto uno spettacolo con la S maiuscola. Perché uno spettacolo svolge pienamente il suo compito solo se lascia qualcosa, dopo le risate o le lacrime. E Priscilla qualcosa lo lascia.

Le avventure di Priscilla e delle ragazze al suo interno, sono la metafora di tutto quello che la comunità arcobaleno deve affrontare ogni giorno. Attacchi omofobici, rallentamenti, ingiurie e accettazione solo fino a che non sorge il sole. Anche i rapporti tra le protagoniste sono uno specchio della nostra comunità, ci sta la vecchia un po’ acida che rimprovera la giovane un po’ sprovveduta, quella che vive di rimpianti e la ragazzina provocatrice, che in fondo vuole solo essere in cima al mondo insieme a tutte le altre.

Una scena del film “Priscilla, la regina del deserto”

Ma, alla fine, un autobus lavanda dove può portare se non al lieto fine? Alla fine di tutto, infatti, le protagoniste saranno apprezzate e accettate da tutti, Mitzi sarà accettata dal figlio di 8 anni che si dirà divertito dall’esibizione e che inviterà il padre a raccontargli una storia sulle note di uno struggente medley tra You will always on my mind e I say a little prayer (a dimostrazione che i bambini hanno un cuore molto più grande e inclusivo di quello che gli adulti possono credere), Bernadette troverà l’amore con Bob, il meccanico che ha aiutato le ragazze a far ripartire Priscilla nel deserto, e Felicia riuscirà a cantare una canzone di Madonna sull’Ayers Rock, vestita da drag.

Giunti al capolinea, vi consiglio questo musical? Pettinate le parrucche, piegate le ciglia e allacciate le cinture! Priscilla è in tour e voi dovete salire subito prima che riparta!

Roserade

Le date del tour

Firenze (teatro Verdi) 18, 19 e 20 gennaio

Padova (teatro Geox) 25, 26 e 27 gennaio

Torino (teatro Alfieri) 1, 2 e 3 febbraio

Milano (teatro degli Arcimboldi) dal 7 febbraio al 3 marzo

Roma (teatro Brancaccio) dal 7 al 41 marzo

Napoli (teatro Augusteo) dal 5 al 14 aprile

Brescia (gran teatro Morato) 20 e 21 aprile

Biglietti: http://www.priscillailmusical.it/biglietti.html

2 thoughts on “Siamo andati a vedere “Priscilla, il musical”

  1. Ciao!!!! Sono una signora di Roma… e ieri ero alla prima….. Che bell Articolo!!!!! Grazie di aver fatto un commento così bello e corretto!!!!! Non capitano spesso questo genere di spettacoli! E nonostante il tema per me è uno spettacolo x famiglie…..se permetti prenderò spunto x fare un articolo …..

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